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USA2020

Trump-Biden, l'ultimo confronto prima del voto

Secondo e ultimo dibattito elettorale tra Trump e Biden. Quando quasi 50 milioni di persone ha già espresso il proprio vioto, per il presidente è stata l'ultima possibilità di cambiare la dinamica di una competizione elettorale dominata quasi esclusivamente dalla pandemia, e dalla sua risposta, largamente insufficiente se non negazionista, che non ha impedito il diffondesi del virus e non ha impedito il crollo del Pil a stelle e strisce. Per Biden è stata la prova del nove, dopo l'aggressione verbale subita nel primo dibattito, di saper tenere testa ad un consumato comunicatore e per convincere l'elettorato delle sue proposta di spesa pubblica.

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È sembrato un altro mondo. Domanda-risposta con un candidato, domanda-risposta con l'altro e così via. Nessuna interruzione, nessun insulto reciproco; un dibattito all'americana come uno immagina dovrebbe essere. Non andò così la prima volta che Trump e Biden si sono confrontati su un palco. Il presidente aveva caricato a testa bassa, pensava di schiacciare l'avversario ma finì per fare la parte del bullo e fu un boomerang.

Trump non ha commesso lo stesso errore una seconda volta, anche se è sempre lui a determinare lo stile del dibattito, non Biden che come un mese fa si è adeguato al suo avversario. Sembrava un altro mondo: sempre assertivo come si conviene ad un presidente, ma pacato fino a sembrare quasi umile Trump questa sera ha argomentato e non ha solo lanciato slogan, ha ascoltato gli argomenti di Biden senza insultarlo. Per tutto il dibattito Trump ha chiamato Biden per nome: "Joe" che invece lo ha sempre indicato con un generico: "lui".

La giornalista Kristen Welker della rete NBC ha fatto la sua parte tenendo sempre in pugno la situazione e non è affatto apparsa faziosa, cosa di cui Trump la aveva accusata nei giorni scorsi.

Primo tema del dibattito, e non poteva essere diversamente: la pandemia da covid. "Un presidente responsabile di tante morti non può rimanere al potere", è stato il punto di Joe Biden, "il presidente Trump ha mentito e mente al paese - ha insistito Biden - la gente sta morendo". "Fermerò il virus, non il paese", ha continuato Biden, "per aprire il paese servono misure standard, le mascherine, il rispetto del distanziamento sociale, il plexiglas ai tavoli dei ristoranti", ha spiegato. Un errore che non è sfuggito a Trump che ha avuto gioco facile nel sottolineare i costi della proposta di Biden: "New York è una città fantasma, il plexiglas nei ristoranti non è la risposta, la cura non può essere peggiore del problema", ha replicato il presidente che è tornato a magnificare la sua politica di 'contenimento' del virus senza però risultare mai convincente..

Le interferenze straniere, il secondo tema proposta dalla moderatrice scalda velocemente la temperatura del dibattito. Biden inizia affermando che ogni paese che interferisca con il processo elettorale americano dovrà pagare un prezzo, riferendosi specificamente a Teheran e Mosca. Trump coglie l'occasione per accusare Biden di essersi fatto pagare da Mosca, anche attraverso i maneggi del figlio che accusa di aver ricevuto 3,5 milioni di dollari dalla moglie dell'ex sindaco di Mosca. I toni del dibattito restano garbati, ma Trump continua con la strategia degli attacchi personali accusando Biden di essere al centro di una rete di interessi familiari che avrebbe portato la sua famiglia a guadagnare milioni di dollari mentre proprio lui era vice presidente degli Stati Uniti.

"Non preso un penny da un'entità straniera": il candidato democratico respinge le accuse di corruzione e contrattacca: "tu invece hai un conto in Cina dove hai pagato tasse 50 volte superiori a quelle pagate in Usa e non hai reso noto le dichiarazioni dei redditi, cosa mai c'è lì?" e ricorda che Trump non ha sostanzialmente pagato le tasse per anni, accusa che il presidente rimanda al mittente, ma difficilmente riesce a convincere chi sta ascoltando

Tema Obamacare, la riforma sanitaria realizzata dall'ultima amministrazione democratica e profondamente avversata di Trump. "La sanità non è un privilegio, è un diritto", ha detto Biden, accusando Trump di voler abolire la riforma sanitaria che ha dato la copertura assicurativa a milioni di americani e lancia la 'Bidencare': "una Obamacare più un opzione pubblica", ha spiegato l'ex vicepresidente. 

L'altro punto che ha veramente scaldato il dibattito e ha mostrato un punto di frattura insanabile tra le due visioni dell'America incarnate da Biden e Trump è stata la politica verso l'immigrazione.

Donald Trump è "uno dei presidenti più razzisti della storia moderna" è stata l'accusa di Biden, dopo che   il presidente si era vantato di aver fatto per gli afro-americani più di qualsiasi altro presidente. Per Biden, Trump ha continuamente alimentato un razzismo che è ora, a suo avviso, divenuto "istituzionale". Biden ha poi definito "criminale" la separazione dei bambini dai genitori immigrati al confine col Messico praticata dall'amministrazione Trump: "li hanno strappati alle loro madri e ora sono soli, non sanno dove andare", ha accusato. "Non li abbiamo separati", ha tentato di difendersi il presidente, sostenendo che i bambini sono portati dalle gang di trafficanti di persone e che le gabbie usate per tenere i clandestini furono costruite nel 2014 durante la presidenza Obama. Come ha fatto in diverse altre occasioni Trump ha fatto notare al pubblico televisivo che Biden aveva avuto otto anni per realizzare le sue politiche: "Joe, sei tutto chiacchiere e nessun fatto" è stata la conclusione del presidente in carica.

Quando quasi 50 milioni di persone hanno già espresso il proprio voto, per il presidente è stata l'ultima possibilità di cambiare la dinamica di una competizione elettorale dominata quasi esclusivamente dalla pandemia, e dalla sua risposta, largamente insufficiente se non negazionista, che non ha impedito il diffondesi del virus e non ha impedito il crollo del Pil a stelle e strisce. Per Biden è stata la prova del nove, dopo l'aggressione verbale subita nel primo dibattito, di saper tenere testa ad un consumato comunicatore e per convincere l'elettorato delle sue proposta di spesa pubblica.